Art and similar stuffs

Il prodotto artistico

Definire il concetto di arte in generale, non è semplice. Le persone parlano di arte per riferirsi genericamente a un processo intellettuale e materiale che produce un bene fruibile, materiale o meno; affinché tale bene venga definito arte, deve possedere alcune caratteristiche che variano in base al contesto culturale. Potrei quindi analizzare tali svariate caratteristiche per poi scoprire, però, che la mia stessa analisi sarebbe soggetta al mio contesto culturale e che pertanto non sarebbe comunque universalmente valida. Per uscire da questo inceppo, preferisco non cercare una definizione precisa ma di, banalmente, assumere come principio non dimostrabile una cosa che tutti trovano veritiera: un prodotto artistico comunica qualcosa che in qualche sua parte è diverso da ciò che è comunicato da qualunque altro prodotto artistico.

Chi non si trova d’accordo con la precedente tale affermazione, solitamente ricade nei seguenti casi:

L’idea del seguente articolo è quindi di invertire la precedente affermazione: poichè non posso trovare altre affermazioni con la stessa genericità, utilizzo quest’unica veritiera e generica affermazione per delineare il campo di cui mi occuperò. Al fine del presente articolo, quindi il prodotto artistico è “un qualunque prodotto - materiale o immateriale - che comunica qualcosa che è diverso in qualche sua parte da ciò che è comunicato da qualunque altro prodotto”.

Come decidere cosa è un prodotto artistico e cosa è un prodotto non artistico? La mia risposta è semplicemente che la decisione non è mai presa una volta e per sempre e che ogni oggetto dovrebbe essere considerato come un potenziale prodotto artistico.

È ovvio che, in questa definizione, ciò che nel vocabolario italiano è distinto in arte, scienze e tecnologia, coincidono.

Agreement

C’è invece un’altra variabile che merita più attenzione e che è da alcuni scambiata con l’essenza dell’arte: l’interesse di ciò che è comunicato: tanto più un oggetto suscita interesse nel fruitore, quanto più il fruitore esprimerà apprezzamenti verso il prodotto. La natura dell’apprezzamento è una quantificazione dell’interesse di un fruitore. Abbiamo quindi un mometodo per quantificare l’interesse un prodotto dal punto di vista artistico, metodo che però non determina l’artisticità o meno del prodotto.

Ciò che interessa è che è teoricamente possibile quantificare la diversità del concetto comunicato dal prodotto. Tale quantificazione può avvenire soggettivamente, ma è la rete di relazioni sociali che la rende intersoggettivamente valida: tanto più un prodotto suscita interesse in un ampio numero di fruitori, tanto più quel prodotto sarà fruito da altri fruitori, ricordato nel tempo e consacrato come prodotto “artistico”.

Il processo di quantificare l’interesse intersoggettivo è messo per iscritto attraverso i meccanismi della peer-review e delle citazioni nel mondo accademico, mentre resta più vago nel mondo non accademico, dove il prezzo del prodotto nel mercato capitalistico tende ad essere confuso con il suo interesse intersoggettivo.

L’artista

L’artista è colui che produce il prodotto artistico, il quale comunica indipendentemente dall’artista. In questo senso, l’artista è uno scopritore di “diversità”, o ponendo la diversità sull’asse temporale di cui tutti abbiamo una percezione, “novità”. In altre parole, ciò che si pensa sia frutto della mente dell’artista, nel senso di generato dal nulla, in realtà è soltanto scoperto dall’artista, il quale non può fare altro che osservarlo e renderlo palese ad altre persone. L’artista quindi è colui che scopre qualcosa nel mondo e lo rende palese agli altri utilizzando riferimenti culturali intersoggettivamente accettati (es. la comunicazione).

Il processo di rendere palese potrebbe essere inteso come un processo comunicativo, ma l’artista è qui solo falsamente il creatore dei concetti perché in realtà cerca di ripetere ciò che ha potuto percepire dal mondo; non riveste quindi il ruolo di coscienza comunicante, bensì di coscienza “trascrittrice”.

Anche questa definizione sussiste sia per le arti “creative” che per la scienza.

I fruitori

I fruitori sono coloro che percepiscono un concetto comunicato da un prodotto. Innanzitutto, è ovvio che gli artisti sono anche fruitori. Il fruitore ricerca, consapevolmente o meno, un interesse nel concetto comunicato. Tale interesse è suscitato quando il fruitore percepisce qualcosa di diverso da tutto ciò che aveva in precedenza percepito, e pertanto, siccome il fruitore compara la diversità in una scala temporale, l’interesse è suscitato dalla novità del concetto rispetto ai concetti già conosciuti dal fruitore.

Talvolta, il concetto comunicato non si rivela interamente ed è necessario per il fruitore fruire ripetutamente il prodotto per comprendere appieno il suo concetto; ad ogni nuova fruizione, un interesse viene comunque suscitato.

Si noti che il fruitore non è necessariamente consapevole di questa ricerca in atto di interesse.

Fruitori o artisti?

Gli artisti sono sempre fruitori; alcuni fruitori sono anche artisti. Infatti, così come l’artista scopre qualcosa, anche il fruitore scopre qualcosa nella fruizione del prodotto. Ciò che scopre, però, non è sempre comunicato, anche se si può ragionevolmente assumere che esso venga prima o poi comunicato in qualche modo ad altre persone. Ciò significa che tutti i fruitori sono artisti? No. Infatti, l’artista è anche consapevole della propria scoperta, ovvero della novità della propria opera, a tal punto che cerca un mezzo per comunicarla agli altri.

Abbiamo quindi quattro possibilità date dalle combinazioni (fruitore/artista) e (consapevole/non consapevole).


L’artista consapevole

È ciò che ho descritto nel paragrafo “L’artista”. È colui che, essendo consapevole della propria scoperta, la comunica agli altri.

Il fruitore consapevole

Il fruitore consapevole è, in definitiva, un artista. Il fruitore consapevole ricerca prodotti che comunicano qualcosa di nuovo sul mondo, scopre pertanto qualcosa a lui prima sconosciuto, ne ha consapevolezza e lo riporta alle altre persone come tale, ovvero come novità.

Il fruitore inconsapevole

Questa è la forma di fruitore più diffusa in ogni epoca; quasi tutti i prodotti vengono fruiti senza consapevolezza della novità comunicata da essi.

L’artista inconsapevole

Tale figura non esiste, perché un oggetto prodotto in modo inconsapevole non comunica novità, ovvero diversità sul mondo.


Tali quattro categorie non sono così fortemente separate: la consapevolezza non è una misura binaria e può essere variamente presente nella mente di ciascuno. Inoltre, le due categorie precedentemente poste per convenire la spiegazione, collassano in solo due categorie, ovvero l’artista/fruitore consapevole e il fruitore inconsapevole. In altre parole, l’unica variabile è una variabile continua che ho qui definito “consapevolezza” e che consiste nella misura in cui una persona è consapevole di essere in un atto di ricerca e pertanto di stare continuamente scoprendo cose nuove sul mondo, dove la novità è data dalla percezione di continuità dell’atto di ricerca - ovvero dalla percezione di un prima, di un dopo e di diversità.

Cosa cercano gli artisti?

In definitiva, cercano la risposta a una domanda non comprensibile che è però inequivocabilmente posta ad ogni coscienza umana. È questa un’altra delle fondamentali contraddizioni umane .

Un interessante spunto è “The unanswered question” di Charles Ives, dove la domanda, sempre uguale a se stessa, riceve infinite risposte discordanti e disordinate e dove, soprattutto, la domanda non è mai posta in parole, proprio perché, non essendo comprensibile all’artista, non è nemmeno esprimibile.